Storia di Santa Fiora 


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Santa Fiora è ricordata come villa con oltre cento poderi nel 1084 e come castello nel 1141, detto di Santa Flore. Nel 1164 l’Imperatore Federico I Barbarossa concesse al conte Ildebrando Settimo Novello il privilegio di battere moneta “il Provisino degli Aldobrandeschi”. L’atto fu siglato a Pavia il 10 agosto 1164 e l’imperatore Enrico VI confermò tale privilegio a Ildebrandino VIII suo figlio. I provisini traevano il loro nome dalla cittadina francese di Provins. In una delle due facce della moneta era scritto abbreviato comes palatinus aldobrandinus, nel rovescio sancta flora.
A partire dal maggio del 1251 il conte Ildebrandino Aldobrandeschi di Santa Fiora comincia ad instaurare rapporti di amicizia e alleanza con la Repubblica di Siena. Nel 1260 Santa Fiora affiancò l’esercito ghibellino senese con più di 1000 soldati nella battaglia di Montaperti contro la guelfa Firenze. La cronaca senese anonima elogia Ildebrandino per il coraggio dimostrato in battaglia.
I rapporti con Siena negli anni immediatamente successivi alla battaglia di Montaperti mutarono però radicalmente. Infatti, a seguito della battaglia di Tagliacozzo del 23 agosto 1268, che vide la sconfitta di Corradino di Svevia e dei suoi alleati i conti Aldobrandeschi di Santa Fiora da parte di Carlo D’Angiò, Siena ritrattò l’alleanza conclusa con Santa Fiora schierandosi dalla parte guelfa. Da quel momento in poi i conti Aldobrandeschi di Santa Fiora e Siena furono spesso in lotta tra di loro.
Dominio storico dei conti Aldobrandeschi, fu sede della contea assegnata ad Ildebrandino di Bonifacio nel 1274, quando il territorio aldobrandesco fu diviso nei due rami di Santa Fiora e Sovana: l’area della contea di Santa Fiora comprendeva anche i territori di Arcidosso, Castel del Piano, Roccastrada, Castiglione d’Orcia, Semproniano, Selvena Magliano e Scansano.
Nel corso del XIII secolo, Santa Fiora divenne uno dei centri più importanti della Toscana meridionale, fulcro della resistenza ghibellina al governo di Siena. “Tra il 1256 ed il 1297 Santa Fiora rinnova con maggiore forza il suo ruolo di capitale, come residenza di Ildebrandino XI e dei suoi figli, capostipiti del nuovo ramo comitale autonomo”.
Celebre è il verso «e vedrai Santafior com’è oscura» del VI canto del Purgatorio, dove la località è citata da Dante proprio per la sua appartenenza ghibellina.
“Nel corso del XIV secolo la contea aveva perso il suo splendore e risultava composta da Santa Fiora Castell’Azzara e Scansano. Santa Fiora riuscì comunque a non cadere sotto la dominazione senese perché il conte Aldobrandeschi sposò una Piccolomini, da cui ebbe un figlio Guido, ultimo discendente della stirpe, che proseguì la politica patrimoniale paterna sposando una nobil donna senese appartenente alla famiglia Salimbeni.”
Nel 1438, a causa di una pestilenza, morirono sia Guido sia suo figlio ed unico erede maschio Federico; rimasero le tre figlie Cecilia, Giovanna e Gabriella. La mancanza di una discendenza maschile alimentò le mire di Siena ad incorporare il territorio della contea.
Con la fine degli Aldobrandeschi, nel 1439 il territorio della Contea passò alla famiglia Sforza in virtù del matrimonio tra Cecilia Aldobrandeschi, figlia primogenita di Guido ultimo conte della casata, e Bosio I° Sforza, nato a Montegiovi da Muzio Attendolo Sforza e dalla nobildonna senese Antonia Salimbeni. Guido, figlio di Bosio I° e Cecilia, nipote quindi di Francesco Sforza Signore di Milano, nacque a Santa Fiora il 20 febbraio 1445 e governò la Contea tentando di riportarla agli antichi fasti. Impreziosì la città con opere d’arte di grande valore, come le terracotte di Andrea e Luca della Robbia nella Pieve delle Sante Flora e Lucilla; fece costruire eleganti palazzi nobiliari e riadattò la Peschiera, un bacino idrico già utilizzato dagli Aldobrandeschi come vivaio di trote, modificandone e ampliando l’area interna ad uso giardino e parco. Nella Peschiera ospitò nel 1462 papa Pio II Piccolomini, rinsaldando i già buoni rapporti con il Papato. Guido proseguì la saggia politica di alleanze matrimoniali intrapresa dai suoi avi sposando Francesca Farnese, nipote di Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III. Il Conte Guido Sforza concesse ai suoi sudditi nel 1480 lo “Statuto della terra di Santa Fiora e suo stato” e difese la Contea dal tentativo di invasione delle truppe del duca Cesare Borgia, detto Il Valentino. Guido Sforza entrò nella leggenda e nel folclore locale per aver ucciso un “drago” che infestava quei territori, il cui teschio è oggi conservato nel convento della Selva.
Federico Sforza, il figlio di Guido, sposò Bartolomea Orsini e prima di morire nel 1517, lasciò un atto con cui disponeva il vincolo di primogenitura per la Contea santafiorese, che non poteva essere suddivisa tra i figli, ma doveva essere interamente ereditata dal primogenito Bosio II°. Questi, a sua volta, continuando la politica matrimoniale della famiglia, sposò Costanza Farnese, figlia prediletta del Papa Paolo III°. Da lei ebbe 10 figli, tra i quali il cardinale Guido Ascanio, che ricevette dal Papa Pio IV° il feudo di Onano, Alessandro, anch’egli cardinale, che costruì la villa della Sforzesca e Mario I°,a cui si deve, insieme alla moglie Fulvia Conti, la costruzione del Palazzo Sforza di Santa Fiora, intorno al 1552, opera che verrà poi portata a termine dal nipote Alessandro nel 1596. Entrambi arricchirono il Palazzo con due cicli di splendidi affreschi, ma soprattutto quello di Alessandro riveste grande importanza.
Alessandro, che nel 1585 era diventato anche Duca di Segni, paese eretto a Ducato per volontà del Papa Sisto V°, aveva sposato nel 1592 Eleonora Orsini, nipote di Maria de Medici regina di Francia e e di Ferdinando de Medici Granduca di Toscana e aveva stretto rapporti strettissimi con Enrico IV° e con la Francia. Nel 1620 acquistò una lussuosa abitazione al Quirinale, di fronte al palazzo del cardinale Scipione Borghese, che aveva commissionato a Guido Reni la pittura l’Aurora, con il carro del dio Apollo-Sole, circondato dalle Ore. Alessandro fece affrescare da autore ignoto una stanza del palazzo di Santa Fiora con lo stesso motivo, facendo però aggiungere nella parete contrapposta la dea Diana-Notte, che traina il carro guidato da uccelli notturni. In un’altra stanza fece affrescare il ciclo delle quattro stagioni, unite da un girotondo di putti nudi e giocosi.
Suo figlio Mario II° sposò nel 1612 Renata di Lorena. Le nozze furono celebrate dal Papa Paolo V°, che aveva elevato a Ducato Onano, pertanto Mario II° poté assumere il titolo di Duca e tramandarlo ai suoi discendenti. Nel 1632 Ferdinando II° de Medici acquistò la terra di Santa Fiora dal Conte Duca Mario II° per 466.000 scudi, trattenendone 218.300 per l’infeudazione. Così da tale data i Conti di Santa Fiora divennero feudatari dei Granduchi di Toscana, mantenendo tuttavia ampia autonomia per la Contea fino alle riforme del Granduca Pietro Leopoldo.
Nel 1674 a seguito del matrimonio tra Federico Sforza di Santa Fiora, primo Duca di Segni e Livia Cesarini, ultima erede delle famiglie Cesarini, Savelli, Peretti, la famiglia cambiò nome in Sforza-Cesarini.

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La Peschiera

Peschiera, situata nel terziere di Montecatino, sorge attorno alle sorgenti del fiume Fiora. Cinta da un muro in trachite, fu voluta dagli Sforza nel XVI secolo, che qui realizzarono un parco-giardino. Le ultime ristrutturazioni furono effettuate da Lorenzo Sforza Cesarini nel 1851. L'accesso al parco, costituito da pini, cipressi, tigli, castagni, lecci, cedri e magnolie, avviene da un piccolo edificio con loggiato a tre archi. Dalla peschiera le acque del Fiora defluiscono in una vasca posta all'esterno del muro di cinta, sormontata da due delfini con il tridente, utilizzata un tempo come abbeveratoio e poi come lavatoio pubblico.

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Pieve delle Sante Flora e Lucilla

Pieve delle Sante Flora e Lucilla, situata in piazza Arcipretura, nel terziere di Castello, risale al 1142 (il Pecci e il Battisti datano la prima edificazione addirittura all'860), fu successivamente ampliata nel XV secolo, con l'aggiunta della cappella Sforza, e in quello successivo con la trasformazione della cappella Sforza nel cappellone del Santissimo Sacramento. Sulla facciata al di sotto del rosone è collocato lo scudo araldico con gli stemmi di Mario I Sforza, conte di Santa Fiora (figlio di Costanza Farnese, figlia naturale del papa Paolo III) e di Fulvia Conti dei conti di Segni e di Valdimontone, che avevano contratto matrimonio nel 1548. Nel 1792 furono aggiunte le navate laterali e sulla facciata venne spostato il portale cinquecentesco del cappellone del Santissimo Sacramento. Tra il 1930 e il 1940 sono stati effettuati dei lavori di restauro. La facciata è decorata con un rosone in travertino con raggiera a otto colonnine. All'interno, sono conservate numerose opere d'arte, come le robbiane, terrecotte rinascimentali dell'artista Andrea della Robbia, eseguite tra il 1464 e il 1490: tra le principali si ricordano un Battesimo di Cristo davanti al fonte battesimale; l'Ultima cena, la resurrezione e l'ascensione di Cristo sul pulpito; una pala con la Madonna della Cintola fra i santi Fiora, Tommaso, Francesco e Giorgio; il tabernacolo con l'Eterno Padre in gloria fra i cherubini e angeli adoranti; il Crocifisso detto di San Biagio, nella parete di destra e originariamente collocato presso il cimitero; la pala d'altare strutturata a trittico con al centro l'Incoronazione della Vergine e ai lati san Francesco stimmatizzato e san Girolamo penitente.

La Festa delle sante Flora e Lucilla è festa patronale di Santa Fiora e si svolge ogni 29 luglio con una processione che porta per le vie del paese le reliquie delle due sante. In epoca recente è stato istituito in questo giorno il palio delle Sante, con corteo storico e torneo di tiro con l’arco in cui si sfidano le rappresentanze di Santa Fiora, Bagnolo, Bagnore e Marroneto.

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